
Mi ricordo che a scuola, durante le lezioni di storia l’insegnante a volte raccontava dell’uomo primitivo che viveva nelle caverne e incideva sulle rocce semplici disegni creando così, inconsapevolmente, le prime forme d’arte. Non so voi, ma io quei racconti li percepivo così lontani dal mio mondo da non riuscire a immaginare come vivessero realmente.
L’ antica Roma o la Grecia erano nulla in confronto, quell’epoca riguarda 20 000 anni fa. Penserai, e beh? E se oggi ti portassi in un posto simile? In un luogo dove sono state scoperte opere d’arte che risalgono al Paleolitico.
Sì! In Calabria sono conservate tracce di un uomo vissuto nell’età della pietra. Questa scoperta è stata fatta nel 1961, gli scavi sono andati avanti per diversi anni e i ritrovamenti continuano a far discutere gli archeologi.
La Grotta del Romito si trova a Papasidero, a qualche chilometro di distanza dal Santuario della Madonna di Costantinopoli situato pittorescamente sul fiume Lao.
Noi, la Grotta del Romito l’abbiamo visitata in primavera, in una giornata di pioggia. La grotta, con i suoi corridoi che raggiungono anche i 30 metri, nascosta tra la vegetazione non offriva un clima ospitale e nemmeno il desiderio di soggiornarvi. Umida, buia, fredda – e pensare, che eravamo già in primavera – ma soprattutto non vi era una sola sedia per sedersi. Come ci si poteva accomodare? Come si poteva vivere lì?
L’abitante Romito non aveva nulla. Non alleava gli animali, non conosceva un bel piumino, e non aveva una tazza per bere un tè caldo. Non l’aveva perché non conosceva ancora la ceramica, non esistevano nemmeno le posate che potevano rendergli la vita un po’ più facile.
Com’è possibile sapere tutte queste cose?
In base alle analisi effettuate sui ritrovamenti . Sono state scoperte un certo numero di sepolture di epoche diverse. E la tomba più antica risale a 16 000 anni fa. Ma la curiosità più interessante per me non è stata la tomba ma il rito raffigurante un bue. Ed è quello che dà carattere e personalità a tutta grotta. Voglio dire, un uomo primitivo senza attrezzi “innovativi”, come può aver scavato nella dura roccia un bue così grande e perfetto? I dettagli raffinati, le corna proporzionate così come le narici, la bocca e gli occhi. Scolpito su una grossa pietra lunga 230 cm, il toro supera i 120 cm di lunghezza. Direi che fa una certa impressione.
Mentre ascoltavo la guida che ci portava in giro per la grotta non riuscivo a togliermi dalla testa che, forse, potrebbe trattarsi di un’opera fittizia, un’ attrazione finalizzata al recupero di turisti. È possibile che un uomo di quel’epoca abbia potuto creare un tale graffito, che oltre un grande sforzo richiedeva anche un certo talento? Probabilmente sì, ma purtroppo questo rimarrà un mistero. Chi era costui? E che cosa sentiva mentre incideva su quell’enorme masso possente?