Ci sono paesi anonimi privi di personalità e originalità che devono la loro notorietà a uno o più eventi storici. Pizzo Calabro è fra questi e rimarrà per sempre legato alla morte di Gioacchino Murat e ad altri due avvenimenti poco conosciuti ma non per questo meno significativi.

 

L’uccisione del Re di Napoli Giocchino Murat

“Risparmiate il mio volto, mirate al cuore, fuoco!” furono queste le ultime parole del Re di Napoli Gioacchino Murat prima di essere fucilato il 13 ottobre 1815. Il nome di Pizzo Calabro rimarrà per sempre legato a questa scomoda storia.

Chi ha dato l’ordine di uccidere un Re e chi ha avuto il coraggio di farlo? La storia è molto affascinante e allo stesso tempo sgradevole per Pizzo.

Oggi nel Castello Aragonese dove venne rinchiuso e poi fucilato Re Gioacchino, si può visitare la cella e osservare le riproduzioni degli ultimi momenti della sua vita: mentre scrive l’ultima lettera alla moglie Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, il processo e la fucilazione.

Pizzo Calabro

Pizzo Calabro

La leggenda di Piedigrotta

Si narra che verso la fine del  XVII secolo, il capitano di un veliero trovandosi in mezzo ad una violenta tempesta chiese aiuto alla Madonna Maria SS. di Piedigrotta davanti a un quadro che la raffigurava che portava con se nella sua cabina.

Tutti marinai che si trovavano a bordo si salvarono e rinvenuto sulla spiaggia il dipinto raffigurante la Madonna, decisero di scavare nella roccia una piccola cappella dove poterlo conservare.

Verso la fine del 1800, un artista locale di nome Angelo Barone, ingrandì la grotta e scavò le statue rappresentanti la vita di Gesù e di alcuni Santi. In seguito il lavoro venne portato avanti per quasi per 40 anni, da suo figlio Alfonso che scolpì altre statue, capitelli, bassorilievi e dipinse affreschi sulla volta della navata centrale e su un Altare.

Pizzo Calabro

Pizzo Calabro

Il Tartufo di Pizzo, unico al mondo 

Dopo avervi raccontato due tragici eventi conclusisi in modo opposto, penserete che la storia di Pizzo Calabro racchiuda solo tragedie, invece ci sono altri motivi per parlarne bene.

Siamo nel 1952, nel laboratorio della Gelateria Dante di proprietà di Giuseppe De Maria da tutti conosciuto come “Don Pippo” nasce il Tartufo di Pizzo.

In occasione di un matrimonio con tanti invitati, avendo esaurito gli stampi e le forme per confezionare il gelato sfuso, “Don Pippo” sovrappose in un foglio di carta alimentare da zucchero una porzione di gelato alla nocciola ad uno strato di gelato al cioccolato, aggiunse del cioccolato fuso ed avvolse la carta in modo da darle la forma del tartufo.

Grazie a troppi invitati del matrimonio e soprattutto alla genialità di “Don Pippo” oggi possiamo gustare il famoso tartufo di Pizzo in tutti i bar del paese.

Dopo aver mangiato il tartufo, non dimenticatevi di fare una passeggiata per le vie del centro di uno dei paesi più belli della Calabria.

Pizzo Calabro

 

Pizzo Calabro